Il volo del condor e del colibrì
Una nuova era spirituale si apre: dal Condor al Colibrì, il Taripay Pacha annuncia il risveglio del cuore e la nascita di un diverso modo di essere umani.
Nell’antica Tradizione Andina, le leggende non sono semplici racconti: sono porte di accesso alla conoscenza spirituale.
Dal libro di Massimo Romagnolo Le montagne parlano, i fiori parlano, una leggenda che — in chiave metaforica — annuncia il passaggio verso una nuova epoca: il Taripay Pacha.

Il Dio metafisico degli Inca era Viraqocha. Avendo comunicato ai suoi figli il comandamento che regolava il movimento del Cosmo, Ayni (reciprocità), aveva molto tempo libero, perciò lo occupava prendendosi cura del suo giardino pieno di fiori colorati e profumati. Il giardiniere Viraqocha tutti i giorni si occupava amorevolmente di accudire la crescita e la salute delle sue creature preferite.
Venne il tempo del cambio verso il nuovo ciclo. Sulla terra fu indetto un grande concorso nel mondo animale per verificare chi sarebbe stato il nuovo rappresentante della connessione con il giardino di Viraqocha, che era lassù nel Hanaq Pacha (Mondo di sopra).
Fino a quel punto il condor (Apuchin) era stato il re incontrastato, essendo l’unico in grado di avere la forza fisica di volare così in alto.
Ma la democrazia è forte nel mondo animale, quindi venne indetto il concorso al quale chiunque poteva presentarsi e la prova sarebbe stata concreta e oggettiva, come sempre. Chi avesse dimostrato di arrivare per primo nel giardino di Viraqocha sarebbe stato il nuovo rappresentante e re.
Normalmente nessuno si presentava all’appuntamento e il condor era assolutamente tranquillo che anche per i successivi cinquecento anni avrebbe rappresentato la capacità di connettersi con l’Hanaq Pacha e Viraqocha.
Questa volta, con grande sorpresa, fece capolino il colibrì (Q’ente) che si propose per la grande sfida. Tutti risero, era impensabile che il colibrì potesse volare così in alto e soprattutto farlo più velocemente del condor. Il regolamento prevedeva che chiunque avrebbe potuto tentare se si fosse offerto, perché non erano le parole, i pensieri o le ipotesi a essere concrete ma solo le azioni. La sfida fu accettata e rimandata al giorno seguente.
La mattina seguente il condor si presentò nello splendore delle sue dimensioni e della sua forza, attendendo lo sfidante. Il tempo passava e del colibrì non c’era traccia. Ovviamente la prova doveva essere portata a termine per dimostrare concretamente la capacità di raggiungere il giardino di Viraqocha. Per cui il condor, stanco di aspettare, chiese il permesso di iniziare e visto che il colibrì ancora non era presente gli fu concesso.
Apuchin iniziò con entusiasmo la sua ascesa però man mano che saliva si rendeva conto che gli anni erano passati anche per lui, cinquecento per l’esattezza. Gli acciacchi cominciarono a farsi sentire ma la forza di volontà lo spingeva a volare sempre più in alto. Finalmente con uno sforzo ciclopico arrivò ad agganciare con gli artigli il bordo del giardino. Ansimante si concesse un po’ di riposo, pensando: “Beh nonostante tutto anche se con un grande sforzo posso ancora arrivarci”.
Mentre respirava sentì qualcosa muoversi dentro le piume bianche del collo, prima lieve e poi sempre più evidente finché con sua grande sorpresa vide emergere il colibrì che facendogli l’occhiolino partì veloce.
Il colibrì si muoveva rapido per il timore che il condor potesse raggiungerlo, tanto rapido da non accorgersi di essere arrivato al centro del giardino dove un sorridente Viraqocha lo aspettava. Si schiantò contro il suo petto.
Viraqocha lo raccolse amorevolmente e sorridendo lo accarezzò. «Bravo» iniziò, «hai dimostrato la tua intelligenza, volontà e coraggio. Sarai tu ora ad aiutarmi nel nuovo ciclo dell’umanità. Il tempo è cambiato, prima era necessaria la forza e la capacità di trasformare l’energia densa (Jucha) in energia fluente, attraverso un lavoro costante e cosciente, come faceva il condor mangiando e digerendo la materia morta per trasformarla e creare nuova energia vitale. In questo nuovo ciclo l’umanità deve andare oltre, superando la preoccupazione che ciò che è denso sia negativo, comprendendo che la jucha è semplicemente energia più densa, ma che essendo energia vitale può essere usata per il sostegno del processo di crescita e guarigione. Tu sarai il mio messaggero e porterai il nettare dei miei fiori per impollinare il seme presente in ogni essere umano. Così che possano crescere e fiorire in tutta la loro bellezza come i miei fiori. E i fiori parleranno con pensieri, parole e azioni nuove.»
Il tempo del Taripay Pacha è qui.
Non è un’idea, è un’esperienza possibile.
Se senti il bisogno di ritrovarti, riconnetterti e risvegliarti, cammina con noi tra le montagne sacre delle Ande o nei seminari che teniamo in Italia.
Ogni passo, se fatto con il cuore, può essere un ritorno a casa.
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